Automa: nuovo tema 30R.


Quando ho letto il tema di novembre, circa due mesi fa, pensavo di non riuscire a scrivere nulla. Tante idee ma poca inventiva. Ieri pomeriggio, a tre giorni dalla scadenza del bando di ottobre, l’illuminazione. Forse un ricordo affiorato di sensazioni confidatemi da chi quel dramma ha vissuto realmente. Certe volte accade che una storia ti urge dentro e devi raccontarla, a costo di lasciare tutto, di rimandare altro che devi completare per dovere, oddio quanto é terribile quel senso del dovere che opprime. Per fortuna si trattava solo di 30 righe e imbastirle non è poi così faticoso.  Ma quando la tempesta del ricordo e dell’emozione si é bella e scatenata e hai rotto gli argini della parola, allora quello spazio diventa troppo esiguo, vorresti continuare, ti senti stretta e incominci a limare, eliminare caratteri inutili, a condensare l’emozione in poche, pochissime parole che hanno il compito arduo di stabilire quel contatto che fa di uno scritto, indipendentemente dalla lunghezza, qualcosa di condivisibile o meno.

Spero di trovare a breve qualche commento da parte dei miei lettori, prima del responso del terribile curatore del concorso di Fernandel.

Mio padre è un automa

Certi giorni vorrei proprio non rientrare a casa. Altri m’illudo, sulla strada del ritorno, che tutto sia cambiato all’improvviso ad opera di una fata, come nelle favole che mi raccontava mio padre da bambina. Invece, sempre il solito scenario ad aspettarmi, le immancabili isterie di mia madre, gli inconsolabili pianti di mia sorella e mia nonna. Dall’altra parte il silenzio di mio padre, rotto a tratti da mormorii, gorgoglii o grugniti animaleschi. Non li sopporto più. Vivo nel desiderio che presto tutto finirà, anche se covo già il dolore della perdita. Dal giorno dell’incidente sono passati molti anni, forse otto o dieci. Non li conto più. Ogni giorno uguale all’altro, più o meno, talmente dilatato da darmi l’impressione di vivere nella dimensione dell’eternità. Quanto ho odiato a scuola i filosofi e letterati che l’hanno perseguita con ogni mezzo per ammantarsene, io ne farei a meno. La vorrebbero ugualmente se vivessero ogni giorno accanto a uno che vegeta, sbava, non controlla più i bisogni fisiologici, ha perduto il senso della misura, della pietà, della dignità? Lo vorreste, voi, un padre senza carezze, senza consigli, senza rimproveri? Uno che potreste marinare la scuola, frequentare cattive compagnie, drogarvi, rubare e continuerebbe a guardarvi come un automa?

“Vorrei andarmene all’estero, Parigi, Berlino, Vienna, Londra, a perfezionare le lingue che ho studiato seduta nei banchi,” gli ho detto oggi, per sfogarmi “invece, non andrò oltre i giardinetti di questo orribile paese.” Risposta: una crisi epilettica spaventosa. Poi ho associato, ho parlato dei giardini dove il suo dramma é incominciato quel giorno che la falciatrice gli ha mozzato le dita e lui ha perso il lavoro di giardiniere piombando in una irreversibile depressione.

di Lucia Sallustio

19 pensieri su “Automa: nuovo tema 30R.

  1. Drammatico, terribilmente vero e se non è esperienza diretta (lo spero per te), come non apprezzarne la pienezza delle parole, come se l’avessi vissuta realmente? “Benedette” le 30 righe se riescono a dire tanto e in ognuno, leggendo questo brano, si può riaffacciare l’esperienza vissuta o sapere il profondo perché non vorresti mai doverla vivere. Per i genitori che sono poi affetti troppo vicini e sembrano, a volte, “inattaccabili” dalle cose tristi della Vita! Trovo che la capacità di sintesi non sia da tutti, ma certamente è un dono che hai tu ed è “ritagliato”, insieme ad altre doti, nella tua capacità narrativa. Cara Lu, che l’ho mandato a fare il mio (con te non c’è trippa per gatti!)… un abbraccio. Stefy

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  2. Ciao Stefy,
    non per stare a scambiarci i complimenti ma io pensavo la stessa cosa dopo avere letto il tuo racconto. Ma stai tranquilla che tra i due litiganti ci sarà, sicuro, chi trionferà per essere risultato più nelle corde del terribile giudice.
    Per ora ringraziamo di darci l’opportunità di scrivere “ritagli” tutt’altro che semplici da condensare, hai ragione tu.

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  3. Bello!!!!
    Ma sono trentarighe giuste giuste?
    Bellissimo e originale l’argomento trattato. Un padre che dopo essersi amputate le dita gli viene la depressione e si trasforma da giardiniere a vegetale (questo passaggio e veramente , veramente, “unico”!!!).
    E poi, ciliegina sulla torta, si comporta non come un vegetale bensì come un cerebroleso che però viene definito automa.
    Un cotrutto vertiginoso. A rileggerti presto.

    ps. Dove posso leggere le altre trentarighe?
    Grazie!

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    • ciao Anna e grazie per essere passata di qua. Bello e lusinghiero il tuo commento e, in effetti, queste trenta righe, che poi da regolamento sono 1800 caratteri spazi e titolo inclusi, hanno coinvolto anche me. Lo spunto viene da una storia vera ed é per questo che mi emoziona. Ti aspetto ancora. per gli altri 30R guardati anche “Sagittario ascendente Ariete”, “Sogni”, “Ex” e quello sul tema “Insetto” pubblicato recentemente.

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  4. Ciao Luciana carissima,
    torno qui perchè non ho altro posto dove manifestare la mia vergogna.
    Non so scrivere i verbi al presente mentre quelli al passato remoto mi trapassano da orecchio ad orecchio, non conosco le declinazioni latine e quando scrivo una lettera mi viene sempre scritta in quarta persona. per non parlare poi delle perifrastiche, attive o passive non fa differenza. Per coprire la mia vergogna pensa che nel mio pc ho attivato le passive e disattivato le attive.
    Ho vergogna per la mia essetroppotonda e per la mia accaspigolosa, ho sempre cercato di addolcire l’acca e incaponire la cappa ottenendo il vergognoso risultato di scrivere una serie di tondi cappelli e tante cappellate.
    Purtuttavia posso vantarmi di non aver mai scritto vergognose frasi razziste, tipo per esempio la seguente <>.
    A questa replicherei con la famosa frase di mio zio Bardo: “meglio cardo che sardo”.
    Mi spiace solo per quel ragazziono o finto tale che deve sorbirsi l’odio che taluni hanno inspiegabilmente accumulato entropancia a causa mia.

    Ti stimo semper et oltretempore

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  5. Antonello,
    che devo risponderti? Non ci ho capito niente, so di cosa stai parlando ma non capisco quale sia la frase omessa.
    Ti ringrazio, in ogni caso, per leggermi ogni tanto e mi piacerebbe fare altrettanto con i tuoi scritti se avessi un tuo spazio.

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  6. Tzao Lutziana,
    penso che ormai poco importa la frase omessa tantopiù che dici di aver compreso di cosa parlo. E proprio in merito a ciò di cui io parlo e che tu confermi d’averne compreso il riferimento, penso di poter tranquillamente riferire che il riferimento compreso è proprio quello al quale mi riferivo.
    Bene. Assodato il riferimento e quanto adesso ti ho riferito, tengo a dire, sempre riferendomi al suddetto riferimento che ammemipare esagertata continuare a riferire sul riferimento.
    Sono stato condannato per le stesse volgarità che il giudice ha detto ed anche scritto prima d’entrar nel tribunale, ho accettato ed anche scontato la pena, mi sono divertito per poco tempo a stuzzicar l’imbecillita di qualcuno con un forum imbecille e per questo han buttato via la chiave della cella. OK. Ci sta tutto.
    E adesso che lo sgrammaticato è morto, adesso che anche altri liberi pensieri bastian contrari sono stati fatti tacere ricorrendo a scuce inconsitenti e ridicole, cosa accade? Manca la loro presenza per farne costante riferimento. Ops scusa il riferimento.
    Per quanto riguarda il mio spazio certo non è quello che ho creato i giorni scorsi per prendere in giro un giudice cretino.

    abbarbicati abbracci ed abbacchiati baci
    mio Antonello

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  7. Antonello,
    cui prodest fare riferimento, ops scusa il riferimento, a quanto su riferito?
    Scrivere per me é star bene con me stessa e cercare di stare bene con gli altri, ogni riferimento a cose e persone é per natura della scrittura stessa o, per tacito accordo o urlata finzione, puramente causale, ops casuale.

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  8. Letto con maggiore attenzione il tuo trentarighe dal titolo “mio padre è un automa”.
    Mi pare di aver capito che a causa di una falciatrice, che gli ha mozzato le dita, il padre della insofferente protagonista sia caduto in uno stato di incoscienza tale da causargli l’epilessia ed anche la perdita del controllo delle funzioni fisiologiche basilari.
    Confermi?
    Se è cosi non vedo il nesso tra questa storia ed il tema del trentarighe, ed in merito al tema ti chiedo se hai presente cosa è un automa. Un automa per definizione è una macchina in grado di replicare perfettamente una serie di operazioni in una ben determinata sequenza stabilita da un programma scritto dall’uomo. Le operazioni vengono eseguite dall’automa solo e soltanto se si verificano determinate circostanze o determinati eventi (tipo il raggiungimento di un livello di temperatura o di pressione, la pressione di un tasto, il verificarsi di un lampo o il lampeggiare di una luce o altro ).
    A mio parere il tuo racconto oltre ad essere fisicamente, biologicamente e fisiologicamente impossibile (epilessia generata dal mozzamento delle dita, perdita del controllo di funzioni fisiologiche basilari ecc.) è anche fuori tema. Non merita assolutamente di essere confrontato con altri racconti in tema che il terribile giudice avrà nelle sue corde.

    Sinceramente Antonello.

    PS.: Mi vorrai scusare per il mio negativo commento non richiesto. Basta non pubblicarlo.

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  9. Ok Luciana, tutto ok. Ne hai ben donde e ti sei anche documentata. Pongo la domanda che mi sembra la piu’ immediata: Su cosa?
    Su come possono sorgere quei disturbi che hai descritto (epilessia, perdita del senso della misura, perdita del controllo di funzioni fisiologiche…) oppure su cosa è un automa e come esso funziona? Forse hai studiato la macchina di Turing e tutte le teorie da essa derivate per la costruzione di un automa?
    Anche quando tutto derivi da una documentazione o da una diretta o indiretta esperienza, sinceramente mi viene difficile immaginare come possa trovare giustificazione la frase “… continuerebbe a guardarvi come un automa..”. Come guarda un automa?

    salutiebbaci

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