Se a leggere si cambia prospettiva, nascono insospettate interpretazioni.


Rilettura in chiave ambientale del romanzo “L’equilibrio imperfetto”.

Senza ombra di dubbio il filo conduttore del romanzo è la storia d’amore tra Rossella, italiana del Sud, e il madrileno Max. Entrambi erosi da pregiudizi e contraddizioni radicati nei loro rispettivi humus culturali che, a guardare bene ai riferimenti storici, tanto distanti non sono.

Una storia d’amore come tante che si snoda e si sostanzia attraverso luoghi e ambienti diversi, una sorta di «intrigo internazionale» come la definisce Stefano Savella nel suo articolo comparso su Puglialibre il 3 ottobre 2016, «che si scioglierà soltanto nelle ultime pagine del romanzo, passando da Dublino e dalle immense campagne irlandesi, ma anche dall’Italia. D’altra parte, nonostante i suoi viaggi, Rossella «si sorprendeva a scoprire tratti della sua personalità che la riconducevano alle radici, alla sua terra. Allora, aveva la piacevole sensazione di sentirsi tesa come un ponte tra passato e presente, tra Nord e Sud».

Per tutto il romanzo i luoghi e gli ambienti non sono solo sfondo per contestualizzare la storia, al contrario, con la loro energia vitale e l’autorevolezza delle radici del passato, rappresentano dei co-protagonisti capaci di lasciare segno e traccia nella costruzione delle anime e delle storie.

Ritengo fondamentali il rapporto dell’uomo con l’ambiente, l’influenza delle caratteristiche ambientali sulla vita umana e sullo sviluppo dell’identità personale e di luogo.

L’ambiente è fonte di memoria attraverso il ripetersi ciclico di situazioni che aiutano l’incedere della storia: facendo jogging nel parco di Zurigo Max e Rossella si conoscono e Max lascia un bigliettino dell’azienda di suo padre a Madrid.  Preparandosi a fare jogging nel parco di Ginevra, Rossella ritrova attimi di quel momento stipati nel suo marsupio, ritrova il biglietto da visita e arriva l’illuminazione, quella che permette a personaggi e persone di crescere, di dare una svolta alla propria vita. Rossella inizierà la carriera di traduttrice a Madrid nell’azienda del padre di Max, ma anche la sua storia d’amore. Max nel suo ambiente è un uomo diverso da quello conosciuto a Zurigo, amabile per quanto volubile, giovane artista in carriera animato da sogni e speranze di successo quanto lei.

L’ambiente delle isole flegree viste dall’alto della montagna dei Pizzi a Ischia è fonte di nostalgia e di stupore, luogo ideale dove la natura al completo della bellezza di mare e monti, è complice dell’esplosione della passione tra i due giovani che, ritrovandosi, incominciano a cedere un po’ della legnosità e inflessibilità giovanile per modellarsi in un rapporto di coppia.

L’ambiente è sfida aperta, incanto, il sublime dei romantici. Soltanto quando sarà lontana dalla sua città di mare dove è nata e dove si annoia perché pensa che non accada mai niente di interessante, Rossella scoprirà che “il mare era nel suo Dna da generazioni, lei figlia, nipote, bisnipote di lupi di mare, intrepidi, coraggiosi.”

Irrequieta, infatti, come acqua di mare, viaggerà in luoghi diversi pensando di assecondare una necessità professionale legata al suo lavoro di traduttrice e interprete e, invece, si lascerà profondamente attraversare dal profumo dei boschi, dai colori cangianti di mari che non sono sempre uguali, da panorami diversi che gonfiano l’animo di sensazioni e cambiano la marcia al motore della vita.

Da sempre la letteratura ha tratto ispirazione dalla natura, fin da quando il genere umano ha iniziato a esprimere in simboli il proprio pensiero. Poeti, scrittori e intellettuali di epoche e generi diversi sono andati alla riscoperta della natura e ne hanno tratto linfa vitale per trovare “equilibri sia pure imperfetti” nella loro esistenza irrequieta. Ma ancora più recente è la nascita di una vera e propria “letteratura ambientale” o “letteratura della natura”. I recenti studi sulla psicologia ambientale riconoscono che l’ambiente influenza la mente e il comportamento dell’uomo. Altrettanto vero è che l’uomo, con il suo comportamento, può modificare l’ambiente. Infatti, l’estraneamento dai luoghi necessario ai protagonisti per riflettere a mente lucida su ciò che sta accadendo alle loro vite, dopo un certo periodo termina con una necessità impellente di ritornare sui propri passi, nei propri luoghi, a rivederli con occhi diversi. In quei luoghi essi stessi saranno dei personaggi diversi da come erano partiti, segnati dai luoghi che hanno attraversato e di cui sono diventati parte. Il poeta inglese Tennyson ci aveva preavvertiti facendo dire al suo Ulisse “I am a part of all that I have met/sono parte di tutto ciò che ho incontrato”.

di Lucia Sallustio

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