“Sarà un disastro, garantito” é il titolo del romanzo d’esordio della scrittrice trentina Arianna Lattisi pubblicato dalla PerroneLAB.
Una lettura fresca, scorrevole, frizzante come la sua autrice. Io ve la raccomando, poi se volete saperne qualcosa di più leggete la mia intervista pubblicata oggi stesso sul forum:
http://www.undiciparole.forumfree.net
dove ho conosciuto Arianna e dove il romanzo ha preso corpo, nella sezione Wait Writers in cordata con altri scalatori tra i quali Alberto Caprara che ha recentemente pubblicato la sua opera “Pirata, mammuth e cecchino” per gli stessi tipi di PerronLAB.
1. Ciao Arianna. Parliamo del tuo primo romanzo “Sarà un disastro, garantito!” Che titolo! Io non ne avrei mai avuto il coraggio, ma qui siamo a parlare di te e della tua scelta di un genere frizzante ma anche molto discusso come il chick-lit o letteratura per pollastrelle. Cominciamo proprio dall’incipit del tuo libro. I riferimenti a “Orgoglio e Pregiudizio”, della romanziera inglese Jane Austen, sono evidenti fin dalle prime righe ma, con il dovuto tributo al genere chick_lit, è presente un ironico capovolgimento dei luoghi comuni del romanzo sociale e del romanzo rosa. Sei anche tu una lettrice forte sostenitrice della Austen?
Riferimenti evidenti ma non cercati, dal momento che non ho mai letto Jane Austen (ma mi riprometto di farlo al più presto). Leggo un po’ di tutto, dal rosa al giallo al nero, e magari anche qualcosa di saggistica, ma in effetti ho letto parecchio il genere chick-lit perché lo trovo molto rilassante. Non è una lettura impegnativa, giusto quello che ci vuole dopo una giornata di lavoro e mi diverte. Adoro Sophie Kinsella ed è a lei e al suo stile che mi sono ispirata.
2. Sei stata una lettrice degli Harmony, Harlequin, Liala e dei romanzi rosa in genere, da adolescente?
Ho letto due Harmony in fase adolescenziale. Anzi, a dirla tutta non erano nemmeno Harmony ‘veri’ bensì libri analoghi ancor più economici, e li ho letti nascondendomi sotto il piumone perché c’era qualche scena di sesso che mi avrebbe fortemente imbarazzata al cospetto di mia madre. In anni successivi ho letto quasi tutti i libri di Nicholas Sparks, probabilmente attraversavo una fase di acceso romanticismo. In realtà per molto tempo ho scelto i libri unicamente dalla copertina, per cui mi è capitato di leggere anche romanzi rosa, trovandoli più o meno interessanti.
3. Com’è cambiato, negli anni, il tuo approccio al genere rosa? La ritieni letteratura di serie B, come molti lettori credono, da rogo stile Fahreneit 451 come dice il tuo pre-fatore Alberto Caprara, o genere che merita lo stesso rispetto degli altri?
Purtroppo la definizione ‘romanzo rosa’ mi porta d’istinto a ritenere un testo meno importante di altri. È una tendenza che penso mi accomuna anche ad altri lettori, e nel mio caso dipende dal fatto che spesso ‘romanzo rosa’ è associato, per l’appunto, ad Harmony e simili. Che, sinceramente, considero di serie B anche se a ben vedere ne ho letti troppo pochi per poter esprimere un giudizio. In generale posso dire che i romanzoni tutto amore ed emozione non mi piacciono, non mi prendono, non riesco a digerirli. Probabilmente per il mio carattere, che invece è decisamente ironico (alla chick lit). Certo è che, se ragiono sul fatto che ‘rosa’ non è solo polpettone romantico, ma anche altro, allora posso affermare che la letteratura rosa non è di serie B, purché sia ben scritta, naturalmente.
4. Cosa pensi del nuovo filone del chick-lit inaugurato dalla scrittrice americana Sophie Kinsella e recentemente portato nelle sale cinematografiche?
Ecco, per l’appunto, Sophia Kinsella. Che amo perché mi fa trascorrere dei bei momenti. E anche le altre (Il diario di Bridget Jones, Il diavolo veste Prada, eccetera). Mi piace leggerle, e mi piace anche guardarle alla tv (non al cinema, non ci vado mai), possibilmente in quest’ordine.
5. Mi ha colpita la freschezza e briosità del linguaggio che, pur essendo connotato da molte espressioni giovanili o localismi, non eccede mai, è sempre controllato, fluido e commisurato al contenuto, creando una forte aderenza forma e contenuto che è uno dei punti di forza del tuo romanzo. Avevi in mente un pubblico particolare mentre scrivevi, e quale?
Avevo in mente un pubblico particolarissimo e molto esigente. Me stessa. Ho scritto esattamente quello che mi piace leggere, sia nei toni che nel contenuto. Io un romanzo così lo comprerei e me lo leggerei in un soffio. Il risultato è che mi sono divertita molto anche nello scrivere, perché ciò che sulla carta accade a Tania mi passava prima nella mente facendomi sorridere.
6. Ecco, proprio di Tania volevo parlare. Simpatica trentenne con un progetto di vita che persegue con forte determinazione, tra piccole manie, pregiudizi, disavventure. Ora, la classica domanda che fa saltare lo scrittore: quanta parte di te, adolescente o giovane donna, è riflessa nel personaggio.
Dunque, come impianto generale Tania e io siamo completamente differenti. Lei, trentenne single alla ricerca di marito, io che a diciott’anni ho iniziato la storia con quello che poi è diventato mio marito e il padre dei miei figli. Lei sbadata, illusa, spesso fra le nuvole. Io estremamente razionale, controllata, organizzata (un po’ come la sua amica Lara, che mi somiglia molto).
Allo stesso tempo, però, se andiamo a scavare in Tania troviamo tanto di me. A cominciare dall’abbigliamento, potrei citare la gonna Rouge e gli Stivali dell’Autostima, che stanno nel mio guardaroba oltre che in quello di Tania. Tanti piccoli episodi, per esempio, sono accaduti prima a me che a lei, anche se Tania ha reagito diversamente, quindi alla fine la sua storia è molto diversa dalla mia.
7. Ritieni Tania un modello rappresentativo della generazione dei trentenni di oggi? L’ironia da te diretta nei suoi confronti, o l’auto-ironia in certi casi, è sempre benevola e mai raggiunge l’acidità della satira. Ritieni che del personaggio possa essere salvato qualcosa?
Tempo fa, a cena con delle amiche e conoscenti trentenni e single, è saltato fuori che stavo per pubblicare un romanzo. Riporto il dialogo che si è svolto tra loro e me:
– Di cosa parla?
– Di una single trentenne in cerca di marito.
– Ah – con delusione – che tristezza!
– Ma no, guarda che è ironico, è tutto da ridere!
– Non c’è niente da ridere nelle trentenni single a caccia di marito. E poi tu, che ne sai?
In effetti, io cosa ne so? Ne so per sentito dire, dai racconti delle amiche, dai libri di Kinsella e simili. Scrivere di una trentenne sposata da anni, con due figli meravigliosi, un lavoro solido e una vita tranquilla non sarebbe stato altrettanto divertente, dato che è il mio quotidiano. Immedesimarmi invece in una storia del tutto estranea alla mia mi ha fatto amare questo personaggio, di cui mi sono innamorata, e su cui ironizzo in modo assolutamente benevolo.
Salvare qualcosa? La salvo tutta, la mia Tania, è troppo simpatica!
8. Eccoci, ora, alla classica domanda di un’intervista. Come è nata l’idea del romanzo?
L’idea è stata: ‘ora scrivo un romanzo’. Poi mi sono detta: ‘devo avere un personaggio’. Così ho immaginato Tania, non so nemmeno io come mi sia venuta in mente, perché non ci ho pensato molto, me la sono vista lì davanti agli occhi, quasi fosse vera, e ho scritto l’incipit. E poi mi sono resa conto che avrei dovuto avere una trama. Ok, mi sono detta, facciamo che questa Tania cerca marito. E poi? Il resto è arrivato tutto da sé, un poco alla volta, senza che io avessi in testa un’idea precisa. Non sapevo neanche se alla fine Tania avrebbe o no trovato un uomo da sposare, l’ha capito solo una volta arrivata a metà romanzo.
9. Adelaide è una simpatica streghetta dai denti larghi e un cerchietto rosso tra i capelli. Ti sei ispirata a qualcuno, in particolare, o solo ad autorevoli personaggi letterari quali Anna dai capelli rossi, Pippicalzelunghe o semplicemente a qualche cartone della tua infanzia?
Si, mi sono ispirata ad una ragazzina che mi è capitato di vedere in televisione: mi ha colpito il suo sorriso, e ho voluto fare in modo che la trentenne avesse a che fare con una bambina, perché restare solo nell’ambito del mondo adulto mi pareva riduttivo.
10. Tornando ai forti riferimenti letterari che connotano la tua scrittura, la negatività dell’orgoglio e del pregiudizio sono ribadite dappertutto. Tania è orgogliosa come la Elizabeth Bennet della Austen, che mi dici di non avere letto, e piena di pregiudizi. E Arianna Lattisi, come si comporta nella vita? Trarrà esempio da quello che accade ai suoi personaggi?
Orgoglio e pregiudizi… direi che non ne sono esente. Sul fatto di trarre esempio da quello che succede ai miei personaggi non saprei, non ci ho mai pensato. Magari involontariamente, chissà…
11. Ad un certo punto l’orgoglio di Tania viene ferito durante il party di compleanno di Adelaide: da ospite desiderata, diva della festa o celebrità dei film americani quale immagina di apparire agli occhi delle ragazzine, si ritrova ignorata e subisce la loro indifferenza. Serve a catalizzare qualcosa questa pena del contrappasso in lei?
In realtà la trama è costruita in modo che Tania subisca sempre l’esatto opposto di quello che si aspetta. Però queste ‘ferite’ non la scalfiscono più di tanto. Tania è una ragazza che prende quello che le capita, accusa il colpo, magari barcolla un po’ ma si riprende subito e focalizza la propria attenzione su altro. Accidenti quanto mi somiglia in questo!.
12. La caccia al marito, dell’Uomo perfetto, bellissimo, denti bianchissimi, abbronzantissimo, con lussuosa Mercedes, agile e sportivo è uno dei luoghi comuni dell’Amore romantico nei romanzi rosa. C’è mai stata l’idea di un fine pedagogico nel tuo romanzo o hai inseguito altre finalità, quella di intrattenere il lettore, farlo divertire, acquisire la giusta dose di auto-ironia immedesimandosi nei tuoi personaggi?
Nessun fine pedagogico, non ne sono all’altezza. Scrivo per divertirmi e, se possibile, per divertire gli altri. Non credo di poter insegnare niente a nessuno.
Quanto all’uomo perfetto, bellissimo, abbronzantissimo, agile e sportivo, sarà anche un luogo comune, ma mio marito si discosta ben poco da questa descrizione!
13. Ah, l’amore! Mi piacciono queste dichiarazioni! Ma torniamo al tuo romanzo. Una curiosità mi sta torturando da quando ho finito di leggere: chi è veramente il Conte Fiorenzo della storia? Mi confermi che è la migliore amica Lara, la sposata, l’assennata, che fa un po’ da Signora Bennet della situazione?
Purtroppo non posso porre fine alla tua tortura: non so ancora nemmeno io chi sia in realtà il Conte Fiorenzo. Ho voluto lasciarmi questa porta aperta per il seguito, che ho appena iniziato a scrivere. Ma appena lo scopro te lo faccio sapere!
14. O.k. Aspetterò. Parlando di Tania, lavora in una casa editrice, seleziona racconti, sogna di diventare scrittrice e pubblicare ogni sei mesi un nuovo romanzo. É anche il tuo sogno? Cosa stai scrivendo ora? Stai pensando di dare un seguito a “Sarà un disastro, garantito” o è servito solo a liquidare una fase della tua vita e passerai ad altro genere letterario?
Per pubblicare ogni sei mesi un nuovo romanzo dovrei trovare il tempo di scriverlo… e non credo ce la farò mai. Io sono una che va per gradi, anche nei sogni: inizio col sognare di pubblicare un racconto. Quando raggiungo l’obiettivo, allora provo con un desiderio un pochino più grande, ad esempio quello di scrivere un romanzo. Se ci arrivo rilancio ancora, ossia sogno di pubblicarlo. Ora che anche questo gradino è salito, il prossimo desiderio è quello di produrre un secondo romanzo. Ho iniziato a scrivere il seguito di ‘Sarà un disastro, garantito’ perché Tania ormai fa parte di me, e l’ho lasciata un tantino in sospeso nel primo episodio, quindi sia lei che io siamo curiose di andare a scoprire cos’altro ci può accadere. Allo stesso tempo sto rimuginando su un possibile romanzo con personaggi tutti nuovi, ma credo che resterò ancora abbracciata al chick lit, almeno per il momento, perché l’esperienza è stata positiva.
15. Grazie Arianna, alla prossima intervista, tra 6 mesi, non un giorno più non uno meno, sarebbe un disastro, garantisci?
Macché disastro, è una catastrofe! (appuntati questa risposta, potrebbe essere il titolo del prossimo romanzo).