Inter-city in trasmissione radiofonica “Passi d’arte” di Anita Nuzzi


anita nuzziIl 1 aprile, alle 20.05,  sono stata  ospite della trasmissione radiofonica “Passi d’arte”, ideata e condotta da Anita Nuzzi su Radio Regio. Ho conversato di  poesia e in particolare della mia ultima silloge, Inter-city.
La trasmissione è stata seguita da tutta Italia in streaming su www.radioregio.it!https://www.facebook.com/events/429264007235087/

Oltre a presentarmi e intervistarmi, Anita ha dato splendida voce ad alcune delle mie poesie, tra le quali Intercity, Prospettive, Reti, Il ricordo dei giorni e Verrà.

Grazie, cara amica poetessa Anita Nuzzi  e ti auguro un gran successo per la tua trasmissione radiofonica.

Lucia Sallustio

 

Intervista di Anita Nuzzi a Lucia Sallustio 

  1. Come nasce il titolo di questo libro? Perché Intercity?

La scelta del titolo è stata per me piuttosto banale o scontata. Dal mese di settembre del 2013, per una progressione di carriera, ho preso a fare vita da pendolare su un tratto di strada  lungo, prevalentemente sull’Intercity per Bologna o da Bologna per Lecce o Taranto. E’ su questo mezzo di trasporto che sono nate le mie composizioni poetiche e, tra le prime, proprio Intercity che apre la raccolta e ha dato il la al progetto di comporre poesie per un poemetto del viaggio, cioè di una raccolta di poesie coerenti tra loro per scelta tematica. Tra la prima poesia e il titolo, però, c’è una variante grafica voluta, un trattino che vuole evidenziare la matrice composta della parola risultante da un latinismo, Inter e un anglismo, city, due lingue che amo profondamente perché fondono lingue classiche con quelle moderne e un po’ rappresentano la mia formazione culturale.  Il titolo, dunque, sintetizza questo spostamento tra luoghi e nel tempo attraverso stazioni, topos emblematico.

  1. Il tuo lavoro ti porta ad essere spesso in viaggio. Fino a che punto arriva la percezione del proprio sé in questo costante movimento , visto quasi come un “tunnel creativo”?

Il viaggio, abbastanza lungo per una pendolare, più di quattro ore al giorno tutta la settimana con molte tappe, ritardi, cambiamenti, dona, tuttavia, molte opportunità per la riflessione. Una sorta di spostamento del pensiero avanti verso la progettazione, la speranza, il sogno e indietro verso il ripensamento e la metabolizzazione di fatti accaduti nella giornata, esperienze passate o del passato prossimo. Momenti in cui l’Io si raccoglie, si isola, si scava nel profondo, si recupera, a volte si coccola per rigenerarsi e aprirsi agli altri in maniera più empatica e serena. Il viaggio, per me, è occasione per fare incetta di sensazioni, emozioni che sono fonti di ispirazione poetica e saranno, senz’altro recuperati in futuro per dei racconti o capitoli di un romanzo.

  1. La sensibilità di un poeta viaggiatore è indiscutibilmente diversa. Osservando fuori dal finestrino la realtà in tutto il suo divenire, quale visione dell’esistenza si inquadra nella tua dimensione?

A questa domanda vorrei rispondere che il finestrino o la finestra sono un “topos letterario” soprattutto della letteratura del novecento. Ricorre molto frequentemente nella produzione della scrittrice inglese a me cara Virginia Woolf, the window  è elemento del romanzo Gita al faro ma anche ricorrente nel romanzo Mrs. Dalloway. Il finestrino offre al viaggiatore, spettatore, un paesaggio in continuo cambiamento nello spazio, appunto da una città all’altra, da una regione all’altra, e nel tempo. Spazio e tempo sono le coordinate dell’esistenza ma anche quelle della letteratura che, come dice il critico Lukacs, ne è specchio. E questo coprire con il pensiero il presente del viaggiatore, immerso nel suo contingente, anzi invischiato in esso e per questo poco critico,  il passato recuperato attraverso la memoria, l’occhio del cuore e il domani con anticipazioni di domani sognati, delineati nel dormiveglia del mattino o nelle ore tarde e stanche della sera, danno varietà e spessore all’esistenza, anche a quella più banale e la rendono “condizione umana” da condividere all’esterno del pensiero solitario.

  1. La solitudine, nonostante lo stretto contatto con la gente ogni giorno, può generare una creazione interiore, poco esprimibile all’esterno, secondo te?

Il viaggio da sempre ha caratterizzato l’uomo che per sua essenza è migrante, sempre alla ricerca di migliorare la propria condizione di vita o esistenziale. Per me, quindi, la solitudine del viaggiare non è mai  intesa nella sua accezione negativa. A parte che la condizione di viaggiatrice mi riporta alla gioia e alle risate spensierate dei tempi da studentessa, e anche nella mia attuale situazione il viaggio è spesso condiviso con una collega e in allegria, sottolineo ancora che il viaggio è per me opportunità da cogliere. Il pensiero in corsa che dal viaggio scaturisce, dall’osservazione, dall’ascolto, dal dialogo con altri viaggiatori che, almeno per quel tratto di strada, sono compagni di viaggio e di destino, nasce nel silenzio e in solitudine momentanea per concentrarsi, ma poi,  quando esternato all’altro, al lettore  è per questo più facilmente condivisibile perché cristallizza situazioni di vita ed emozioni che appartengono ad un sentire comune. E, infatti, molto lusinghieri sono stati gli apprezzamenti di lettori che mi hanno detto di rispecchiarsi nelle mie poesie, se non altro in un viaggio inteso come metafora della vita.

  1. Il viaggio è fatto spesso di partenze ed arrivi che determinano assenze e mancanze, che valenza assume il tempo nel contesto della mancanza?

Come ho già detto, il tempo del viaggio offre spunti per ripensare a momenti passati anche in compagnia di persone che sono momentaneamente distanti da noi o perdute per sempre. Il tempo dilata sensazioni, sedimenta conflitti, lenisce amarezze e dolori oppure, al contrario, li fissa per sempre in un momento, nello stato del rancore che si inasprisce proprio perché viene a mancare il punto d’incontro, il dialogo, per la comprensione e la risoluzione del conflitto. E ancora vorrei appigliarmi alla letteratura alta, al metafisico irlandese del ‘600 John Donne e alla sua immagine poetica della relazione d’amore vista come un compasso con il braccio fermo di chi resta e quello di chi si allontana che gli gira comunque intorno senza mai abbandonarlo. E’ l’immagine di un legame forte che non si spegne ma si intensifica nel tempo e nel ricordo. Se il legame è debole, invece,  la distanza e il tempo lo sfocano e quel sentimento si esaurisce.

  1. Leggendo i tuoi testi affronti, oltre ai temi sociali, il tema della Morte e della Fede. È la caducità delle cose, il senso di inquietudine che il viaggio solitario determina a sviluppare queste tematiche?

No, certamente sono dei temi esistenziali a me cari indipendentemente dal viaggio. Il viaggio permette solo di fermarsi a pensare e mettere un punto momentaneo al tran-tran della vita. Mi piace pensare che il viaggio mi metta finalmente seduta e mi obblighi a pensare per ritrovarmi e meglio definirmi anche in relazione agli altri.

  1. Pensi di essere una poetessa “tormentata”?

certo. Il tormento è il fuoco della composizione artistica, è presente e imprescindibile in ogni artista. E’ indice della sua sensibilità. Si crea nella sofferenza propria o colta empaticamente immedesimandosi nell’altro. Quanto più slegata dal personale e dal contingente, tanto più la produzione artistica sarà condivisibile da parte degli altri per  i suoi temi comuni.

  1. A quale dei tuoi testi poetici di questo libro ti senti più legata?

Tra tutte, a parte Intercity alla quale sono legata dal suo diritto di primogenitura, vi sono molte poesie che sono nate prima della raccolta ma che sono state inserite perché per me importanti e tematicamente ad essa legate, anzi vi rappresentano appunto il collante. Per esempio: Rimpatrio, primo premio assoluto RadarLevante 2011, sul tema dell’emigrazione dei nostri giorni che è stata recentemente tradotta dalla poetessa Kristina Blushi in albanese. Vi sono poi Transumanza, che pur sollecitata geograficamente dallo stesso percorso di viaggio alcuni anni fa durante un altro incarico di lavoro, è sintesi della condizione umana, Accadono così, Verrà, Indifferenza, Vaghezza metropolitana che bene esprimono la condizione dell’uomo del XXI secolo, assorto in cellulari, omologato, fiumana che scorre come un tapis roulant nell’indifferenza e incomunicabilità.

  1. A quale dei tuoi testi poetici di questo libro ti senti più legata? 9. Sei un dirigente scolastico, con quale poesia vivi il tuo lavoro?

Come dirigente, mi sono meglio espressa in Pensieri in  corsa, Controverse verità dove l’idea che ha assorbito i miei ultimi anni è quella di riuscire a contemperare bene le opposte richieste di diritti, tanti, troppi e spesso in conflitto tra loro,  la necessità di mediare, di dirimere conflitti, di ascoltare, di prendere decisioni giuste. Noto che oggi sempre più viene a mancare lo spirito di sacrificio e di rinuncia per fare trionfare il bene comune e come siano prevalenti i personalismi e forte l’immagine di sé.

Intercity immagine copertina