FRESCO FRESCO
Pubblico in questa sezione del mio blog l’incipit di un racconto che potrebbe essere uno o più capitoli del romanzo in stesura “RE-WIND (titolo provvisorio, ovviamente).
Fatemi sapere, io continuerò a lavorare intanto.
L. S.
Mi ha appena portato una cesta di gelsi, Lucia. Gelsi mori, come usiamo chiamarli da queste parti, alias gelsi rossi.
“Buongiorno, signorina Maria Luisa. Eccoli qua, raccolti freschi da Antonio in campagna”.
“Antonio?” le ho chiesto fingendomi curiosa, ma distratta dietro i miei pensieri. Come sempre, perennemente distratta proprio quando più mi concentro in qualcosa, all’inseguimento di un’immagine, di un fermo stop dopo che l’ho trovata in questo cassetto della memoria ormai divorato dai tarli.
Mi ha detto qualcosa su Antonio, forse il fattore in campagna, o semplicemente un amico che si è divertito a fingersi contadino per un giorno. Questi giovani sono più semplici di quanto si pensi, a decodificarli. Siamo noi che proiettiamo su di loro ombre di indecisioni e di ignavia.
Lucia ha sollevato un rametto di foglie turgide e di un verde intenso. Tanti piccoli cuori dalla forma allungata, sui quali erano evidenti come venuzze rigonfie e palpitanti le striature.
L’odore della campagna e della linfa ancora fresca al taglio del ramo mi inebriava. Si univa all’odore dei frutti maturi. Mi sono apparsi in una cupola compatta e scura che si parcellizzava in tante rotondità a loro volte composte di unità oblunghe. Sarà che la vista mi difetta e ho imparato a convivere con ombre lunghe ai lati degli occhi. Sarà che le immagini si sfocano ogni giorno di più e proiettano alla fantasia sensi distorti che alimentano altre immagini. Sarà che i sensi mi davano un certo capogiro, ma io ho avuto l’impressione che un esercito di formiche marciasse tutto insieme in un’unica direzione. Verso di me e aggressivo.
Avrò fatto una smorfia di disgusto. E chi li controlla più questi muscoli.
“Sono gelsi, non le piacciono? Io ne vado matta” si è affrettata a dirmi.
Lucia è una ragazza adorabile, gentile e premurosa. Non avrei voluto offenderla, ma mi è sfuggito di bocca, immediato, involontario, ineducato un “Assolutamente no”.
Ha finto di non dare peso alla mia risposta, ma ci è rimasta male e lo capisco. Non sono solita ignorare le regole della buona educazione, ma qualcosa mi ha portata, dal profondo, a by-passarle. Ovviamente mi sono subito ripresa e ho cercato di rimediare.
“Non sono avvezza a mangiarne, ecco”.
In fondo era vero, li avrò mangiati pochissime volte da bambina e non ricordo nemmeno se allora mi piacessero.
Abbiamo continuato a parlare di altro, argomenti che solitamente tocchiamo nelle nostre conversazioni. Poi Lucia mi ha salutata, si è ripresa la cesta, togliendomi dall’imbarazzo di chiederglielo io, e se ne è andata sorridente come era arrivata.
…………………………….Continua
di LUCIA SALLUSTIO
IMPASTO PAROLE
Questa poesia è entrata a far parte della Silloge di Poesie “Intercity” in pubblicazione.
Vi farò sapere qualcosa di più a breve 😉
L.S.