La Memoria nella scrittura


…Ma mi chiedo se la Memoria non sia prima di tutto immaginazione. Senza la capacità di recuperare le immagini che giacciono nel fondo dei nostri occhi interiori, e di rimetterle in scena davanti a noi, non si riesce a ricomporre il passato. Cosa possono dire quei fili spinati (si parla di Auschwitz), a chi non abbia mai letto qualche testimonianza dei campi di concentramento?…

Da “Dacia Maraini- Ho sognato una stazione- Conversazione con  Paolo di Paolo”- Editori Laterza-2005

Andrea Masotti, Intrigo sulla Moskova Romanzo – Ed. Ibiskos


Ho riletto il romanzo di Andrea Masotti per la terza volta e ne ho colto nuovi significati, una visione d’insieme che m’era sfuggita alla prima lettura, come sempre più veloce e mirata a conoscere lo sviluppo della storia, a soddisfare la tipica curiosità da lettore che si chiedeva come sarebbe andata  a finire per la miriade di personaggi che affolla il romanzo e si sovrappone in una nuova commedia umana incisiva e abilmente riscritta. Questa é la recensione che ne é scaturita e che ho inserito nella pagina Le mie recensioni di questo stesso sito. La riporto anche in homepage per dare maggiore visibilità all’autore che, pur essendo alla sua opera prima benché già noto nel mondo della poesia e della narrazione breve per i prestigiosi e numerosi riconoscimenti ai premi letterari Nazionali e Internazionali, merita di essere conosciuto, letto e apprezzato. Un incoraggiamento da parte mia ad Andrea Masotti per il suo secondo romanzo.

Un romanzo dall’intrigo narrativo notevole, una promessa già dal titolo, che tiene avvinto il lettore e lo conduce per mano, perché in quei meandri non si smarrisca, attraverso slittanti coordinate spazio-tempo, in un vorticoso dinamismo bilanciato dall’unico luogo stabile presente, la Questura di Mosca. Qui l’imprenditore italiano Franchi, in viaggio per affari e testimone inconsapevole dei fatti narrati, si confronta con il commissario Gremov disposto a giocarsi l’ultima carta, quella vincente, con due terroristi da neutralizzare per ritagliarsi una carriera brillante.

Una fuga dà il via al romanzo.  Svetlana fugge da Victor, o meglio sfugge dall’immagine estroflessa di sé, dal compagno di un percorso di vita che porta progressivamente al degrado fisico e morale e all’inevitabile annientamento. Una fuga che, in maniera imprevedibile come sempre avviene nella vita e con un abile colpo di scena narrativo, la condurrà a probabile salvezza.

Nessun personaggio, partito come dice Svetlana “avvalendosi della libertà, di rischiare pur di allontanarsi, si sente di affrontare la vergogna di una sconfitta”, per cui ciascuno di essi affronta l’ultima scommessa con coraggio ma anche sentimento. “ Qui a Grozny sono tornate le rondini, l’erba dopo la pioggia cresce ancora, nascono i bambini. Tutto tornerà come prima…”dice Khaskhanova accorata a suo fratello Timur al telefono per convincerlo a tornare a casa e farlo desistere dalla guerriglia.

Il senso del romanzo è insito in una citazione dal 1° Libro di Enoch, lo strano libro che sta leggendo l’unico personaggio statico dell’intera narrazione, Diana, la moglie dell’imprenditore Franchi, l’emblema dell’Occidente che sta a guardare tra il pigro e l’annoiato dalla stanza dell’elegante Hotel Holiday Inn: “Allora Raguel, uno degli angeli santi che era con me, mi rispose:-Questa lingua di fiamma, che tu hai visto, è il fuoco dell’occidente che perseguita tutti gli astri del cielo”.

Il mondo consumistico e materialistico occidentale che occhieggia nelle Adidas rosa che Svetlana aveva appoggiato presso il muro di un edificio per non rovinare, laddove più incurante sembra essere con il proprio corpo smunto e consumato da droga e abbrutimento, o nello zaino nero con la scritta CULT in rosso non è più benevolo o positivo di quello orientale permeato da focolai sempre attivi, odio disperato, attentati e sangue versato, torture e violenza.  Odio e sentimento sono ovunque, s’intrecciano, si mescolano e Timur lo dimostra immolandosi per la salvezza di chi dovrebbe essere una nemica, perché come dice Svetlana in maniera provocatoria qualcuno ha detto che si finisce per assomigliare ai propri nemici, cosicchè Timur, per assurdo che possa sembrare, per un attimo ha pensato anche lui di volere essere russo. Sapeva Usman che il suo amico era diverso dagli altri e “non capiva Timur perché giovane e carismatico com’era non lo accompagnava nel suo odio disperato contro gli occupanti, un odio che forte come l’amore per la sua città martoriata dalla guerra, lo teneva vivo.”

Un tenero e fugace sentimento d’amore sboccia a sorpresa nelle ultime pagine del romanzo e irradia un’intermittenza di luce perché Svetlana è colei che porta la luce a Timur dopo una vita buia accecata da odio e vendetta e prima del buio della morte alla quale il giovane ceceno s’immola per  non tradire sotto tortura.

Recensione di Lucia Sallustio

Concorso Letterario Nazionale “Nicola Zingarelli”


Che bella sorpresa ieri pomeriggio, quasi un regalo nella giornata di Santa Lucia. Tra le tantissime e affettuose telefonate, mail, messaggi sul cellulare, mi é arrivata anche questa mail urgente:
Gentilissima Lucia Sallustio,
la contattiamo per comunicarle che la Giuria ha deciso di assegnarle il 2° premio per la sezione “Racconti inediti” del Concorso Letterario Nazionale “Nicola Zingarelli” – Edizione 2009.
Facendole le nostre congratulazioni per il titolo assegnatole,
la salutiamo distintamente.
La Segreteria

La premiazione avrà luogo sabato sera, 19 dicembre, nel teatro Mercadante di Cerignola. L’opera da me presentata é un racconto dal titolo “Na’im e Maria”.

L’oceano capovolto


Poi avevano guardato insieme la volta di stelle, ne avevano vista una cadere, o era stata solo l’impressione, e Joe le aveva detto che al suo paese, il dieci di agosto che è la notte di San Lorenzo, se si esprime un desiderio si avvera, ma bisognava chiudere gli occhi e restarsene zitti per un po’ ad ascoltare l’eco della notte.

“Si fa anche da noi” le aveva risposto lei, cercando di usare frasi semplici e di pronunciarle con lentezza perché Joe la capisse.

Se n’erano stati nel buio rischiarato dalle stelle, la sua mano nella mano forte di Joe, senza dirsi niente. Sperando che si avverassero i sogni mormorati alla stella cadente…

da “La fidanzata di Joe” di Lucia Sallustio- Romanzo breve inedito premiato al 2° posto al premio naturalistico La Majella 2009 e al 3° posto al premio “Viareggio-Carnevale” 2009

Poetare é d’amore


Che emozione, amici blogger! Rientro da lavoro, do una sbirciatina alla posta e mi ritrovo ad essermi classificata al 1° posto per la sezione narrativa alla II edizione di Poetare é d’Amore.  Alla I edizione sono arrivata al 3° posto con la Silloge di poesie “E ti torce, l’amore” nella quale era inserita anche la mia poesia “Fine di un’estate“.  La trovate su questo sito.

Vi riporto di seguito il mio racconto. E’ nato in vacanza, mentre percorrevo in macchina la strada che dal Belgio porta in Olanda. La mia amica Frieda guidava e parlava, parlava, con la sua voce melliflua che sembra fatta apposta per affabulare. La mia mente, intanto, vagava tra i boschi di betulla, boschi incantevoli che rilucevano sotto il sole di luglio e  iniziava a delineare i personaggi della mia storia.

QUALCOSA DA DICHIARARE

di Lucia Sallustio

Fisso da quasi mezz’ora il rettilineo davanti a me. File di betulle  m’inseguono. Le corsie per le biciclette serpeggiano parallele in mezzo ai boschi ma, come sempre, qualche ciclista riluttante ad ogni codice s’immette pericolosamente sulla strada. Ne scanso uno, a malapena.  Oggi, sono terribilmente distratta, evanescente dietro i miei pensieri.

Non percorro questa strada da anni. Tanti ormai. Brutti ricordi che non pensavo potessero farmi ancora così male. I boschi, vestiti d’estivo con il fogliame verde chiaro, non sono troppo fitti e si lasciano attraversare dalla luce che li carica di riflessi e di fiaba. Nugoli di gente passeggiano, corrono, siedono per un pic-nic. Fidanzatini che vibrano alle parole d’amore, coppie con le piccole schermaglie domestiche che si rimbeccano per qualcosa dimenticata a casa, bambini che strillano e pretendono attenzioni tutte per loro. Ed io che sto male. Nonostante stia cercando di ingannare il mio cuore come in tutti questi anni, illudendolo di frivolezze, tuffandomi in imprese rischiose, evitando questa strada oggi annoverata tra le aree naturali protette, io non riesco a dimenticare.

La chiamavano la strada dei contrabbandieri prima che fossero abolite le frontiere tra Belgio e Olanda. Allora ero solo una ragazzina alla scoperta della vita. Ridevo e scherzavo, avevo la battuta pronta su ogni cosa, una fiducia incondizionata nel prossimo. Soprattutto, amavo Michel. Continua a leggere